lunedì 10 maggio 2010

Mais qui est en faute? Est-ce moi?

Qualcuno mi dica di chi è la colpa. Se la sera mentre andava in bicicletta in piazza Santa Croce con la sicurezza di non incontrarlo ed era già primavera c’era l’odore forte, molto forte dei glicini davanti al Cpa. Se lo aspettava in cima alle scale sapendo che non sarebbe venuto ed erano già le sette di sera e Firenze non era più bella di sempre, però sembrava più bella. Più bella. Più bella di sempre. Se quando faceva la spesa comprava non una ma due moretti, che non si sa mai. Se si era inventata una storia nemmeno troppo divertente per crederci davvero, anche se lo sapeva che era inventata, ma lei ci credeva, quasi. Se l’aveva guardato di sfuggita, solo di sfuggita e lui non si era nemmeno girato ma lei era sicura di averlo visto girarsi -ma non si era girato- e lei avrebbe giurato lo stesso che lui si era girato e l’aveva guardata. Se mentre passava da un angolo all’altro della stanza doveva passare proprio di lì, proprio di lì, tra il tavolo e l’acquaio, proprio di lì, e doveva sentire per caso l’odore della sua felpa, per caso, davvero, non si era neanche avvicinata per annusarla. Se aveva immaginato di fargli una carezza, solo una carezza. Mais qui est en faute? Est–ce moi? Siamo troppo intelligenti per restare intrappolati in qualche ragnatela di consuetudini e perbenismo ipocrita, ma non te lo dirò mai, né piano, né pianissimo.

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