lunedì 24 maggio 2010
Datemi un muro, così posso scappare.
Give me a wall so I can escape, c'era scritto sul muro di Berlino, ma io non avevo la macchina fotografica. E mentre tornavo da una Ferrara piena di neve e parcheggi ghiacciati verso il mare, l'aria sapeva di primavera anche se era gennaio e qualcosa mi diceva che non stavo esistendo, perché non ne avevo le prove. Nessuno ci avrebbe creduto che c'era il sole. E tu non sai neanche cosa si vede dalla finestra della camera dei miei genitori, anche se forse te ne ho parlato. E non sai neanche cosa vuol dire guardare il soffitto di camera mia alle 5 di mattina facendo finta che sia un cielo senza stelle. E non sai cosa si vede dal finestrino dell'aereo mentre atterra su Madrid, forse anche te avresti scambiato gli alberi per dei tori al pascolo o forse no perché sei troppo più intelligente di me. E come farò, pensavo, a convincerli che il paesaggio era bello se faceva schifo anche a me. Una specie di deserto ma più brutto, una distesa di terra secca di un colore senza nome. Con dei brutti cespugli e degli animali secchi e assetati qua e là. E vi volevo raccontare senza sembrare esagerata di quante cazzo di piscine si vedevano dall'alto. Quasi una per ogni casa, di tutte le forme, tutte celesti e tutte riflettevano il sole. Settantamila piscine e un fiume in secca. E il mare lontanissimo, tipo uno scherzo. Se avessi avuto la macchina fotografica ora vi facevo vedere quel caldo lì, quella mancanza di quasi tutto, quella specie di desolazione non abbastanza desolata. E vi facevo vedere il pavimento del bagno dell'asilo di Marina che me lo ricordo benissimo perché lo guardavo mentre facevo la pipì. Com'erano diversi i colori negli anni 80. E vi farei sentire l'odore del cherosene e dei cuscini del divano impregnati di fumo di Multifilter rosse (chissà perché anche le cose schifose quando diventano un ricordo lontano sembrano così belle che ti verrebbe quasi anche un po' di nostalgia). Però mi dico che basterebbe viverla la realtà. Basta con questo te la devo raccontare. Basta documentare e riprodurre. Basta ricordare. Basta condividere questa intimità nella speranza che sia universale. ... Eppure avrei voglia di farti sentire queste campane registrate di Bagno a Ripoli, che fanno la stessa musichetta di quelle di Rosignano e di tutte le campane elettroniche di questa Italia di merda, con il sottofondo delle bestemmie della badante russa del piano di sotto, del camion della spazzatura e degli uccellini che non gliene frega nulla, beati loro.
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