Affettare cipolle e piangere. Affettare e piangere, piangere. Quando si affettano cipolle non si può fare altro che piangere. Per il resto cercavo di non dimenticare nulla, di leggere per l'ultima volta quelle frasi, di ritrovare un'espressione, un tono di voce, ma niente. E' inverosimile come un momento prima c'era tutto, e un momento dopo lo cercavo, ma era scomparso, portato via da un clic, da una decisione presa di notte, con le zanzare aggrapate alle pareti, la finestra semiaperta, la luna calante e un posacenere accanto al cuscino. Cercavo il suo nome, i suoi rumori, un qualunque segno di vita di questa specie di amore bidimensionale.
Questo vuoto,
la voragine aperta in questi pomeriggi d'agosto,
l'assenza senza l'attesa
-come quando finisce un concerto e i musicisti cominciano a smontare davvero, caricano gli strumenti sul furgone e se ne vanno,
questo capolinea,
questa conclusione definitiva,
questo the end
non erano contemplati tra le possibilità.
Ricordare tutto, incidere le sfumature, solo questo resta, solo una specie di pellicola impressa di odori, suoni, temperature, colori, vento sulla pelle, immagini traballanti sullo specchietto retrovisore mentre ti faccio strada verso un arrivederci
-che forse sapevamo essere un addio.
Certi materiali riciclabili li accumuliamo in appositi contenitori perchè ci hanno detto di lasciare il mondo un po' meglio di come l'abbiamo trovato. Certe persone le chiudiamo in una scatola di cartone perchè ci hanno insegnato a conservare tutto. Certe notti le passiamo a camminare e raccontare perchè siamo soli, e abbiamo bisogno di mettere le nostre solitudini a confronto.
Ho comprato un libro per te, un libro che non posso regalarti. Ho comprato un libro che non ti darò mai, ma posso scriverti queste poche righe. Queste poche righe che sono il mio regalo per te.
[...]
Ringraziamo. Ogni tanto.
Sia placido questo nostro esserci -
questo essere corpi scelti
per l’incastro dei compagni
d’amore.
Mariangela Gualtieri
"Bestia di gioia"
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