martedì 28 agosto 2012

se fossi



















Se tu fossi un colore saresti un blu scuro con
dei riflessi di luce argentata.
Se fossi un materiale saresti anthracite
duro, ma fragile;
costoso perchè difficilmente reperibile.
Se fossi una canzone saresti
Jazz Carnival degli Azymuth
ascoltata dal jukebox in un bar di Kreuzberg.
Se fossi una pianta saresti  un pioppo tremulo
con il tronco chiaro e dritto
e i rami sottilissimi protesi verso il cielo.
Se fossi una foto saresti una Polaroid
scattata nel 1979
con una data scritta dietro a pennarello.
Se fossi un suono saresti lo scricchiolio
che fanno i nastri quando la cassetta inizia a girare
ma a volte anche il rumore ritmico della pioggia battente
in certi pomeriggi di novembre.
Se fossi un'atmosfera saresti quella che si respira sul mare
verso l'ora di pranzo
sul finire dell'inverno
quando il sole incomincia a intiepidirsi
ma subito dopo la tramontana congela le mani, la faccia.
Se fossi un odore saresti l'odore che resta sulle labbra
dopo aver bevuto il primo sorso di birra in bottiglia
ma anche anche quello del salmastro che resta sui vestiti
dopo una notte passata seduti
appoggiati a un patino.
Se fossi un luogo saresti piazza Mascagni negli anni Sessanta
o la New York di quegli anni lì.

Se fossi un ricordo saresti un ginocchio su cui appoggiare la testa e dormire dieci minuti

di mattina

alla stazione.

sabato 18 agosto 2012

Prima o poi.



















Can you hear me Major Tom?

Un segno di vita.

Prima di notte.
  Prima o poi.

Sarebbe bello.




martedì 14 agosto 2012

Un momento prima c'era tutto



Affettare cipolle e piangere. Affettare e piangere, piangere. Quando si affettano cipolle non si può fare altro che piangere. Per il resto cercavo di non dimenticare nulla, di leggere per l'ultima volta quelle frasi, di ritrovare un'espressione, un tono di voce, ma niente. E' inverosimile come un momento prima c'era tutto, e un momento dopo lo cercavo, ma era scomparso, portato via da un clic, da una decisione presa di notte, con le zanzare aggrapate alle pareti, la finestra semiaperta, la luna calante e un posacenere accanto al cuscino. Cercavo il suo nome, i suoi rumori, un qualunque segno di vita di questa specie di amore bidimensionale. 

Questo vuoto, 
la voragine aperta in questi pomeriggi d'agosto, 
l'assenza senza l'attesa
-come quando finisce un concerto e i musicisti cominciano a smontare davvero, caricano gli strumenti sul furgone e se ne vanno,
questo capolinea, 
questa conclusione definitiva, 
questo the end 
non erano contemplati tra le possibilità. 

Ricordare tutto, incidere le sfumature, solo questo resta, solo una specie di pellicola impressa di odori, suoni, temperature, colori, vento sulla pelle, immagini traballanti sullo specchietto retrovisore mentre ti faccio strada verso un arrivederci
-che forse sapevamo essere un addio. 

Certi materiali riciclabili li accumuliamo in appositi contenitori perchè ci hanno detto di lasciare il mondo un po' meglio di come l'abbiamo trovato. Certe persone le chiudiamo in una scatola di cartone perchè ci hanno insegnato a conservare tutto. Certe notti le passiamo a camminare e raccontare perchè siamo soli, e abbiamo bisogno di mettere le nostre solitudini a confronto.

Ho comprato un libro per te, un libro che non posso regalarti. Ho comprato un libro che non ti darò mai, ma posso scriverti queste poche righe. Queste poche righe che sono il mio regalo per te.


[...]

Ringraziamo. Ogni tanto. 
Sia placido questo nostro esserci - 
questo essere corpi scelti 
per l’incastro dei compagni 
d’amore. 


Mariangela Gualtieri
"Bestia di gioia"