venerdì 26 novembre 2010

DESIGNATED RIOT AREA


"Si conobbero. Lui conobbe 
lei e se stesso, perche' in verita' non s'era mai saputo. E lei conobbe 
lui e se stessa, perche' pur essendosi saputa sempre, mai s'era potuta riconoscere cosi'." Italo Calvino


C’era una volta, in un film, una ragazza che diceva che avrebbe voluto fare un buco nel muro perchè dall’altra parte c’era qualcuno che stava morendo, dall’altra parte del muro. C’era qualcuno. Vorrei ora fare un buco in questo muro anche io. Vorrei fare un buco in questo muro e vedere che no, non stai morendo. Vorrei vivere così, in una casa con le pareti bucate per poterti sempre vedere e poi sorridere nell'accorgermi ogni minuto che sei ancora vivo. Rinnovare la gioia di non essere morti ogni volta che ci incrociamo. E ci sono delle vie che ho percorso a testa bassa perchè pioveva e non avevo l’ombrello, delle vie sconosciute di una città non troppo lontana ma non te lo racconterò mai. C’erano delle scritte luminose, c’era una storia che si poteva leggere solo correndo ma io ero troppo stanca per correre e allora l’abbiamo letta camminando e quasi sicuramente c’è sfuggito il senso di qualcosa. Camminare e non riconoscere i marciapiedi significa aver superato un confine. Quello che è stato tuo e che ora è mio e che forse un giorno non tanto lontano, tipo a primavera, sarà nostro. Le pareti di questa stanza forse non le avresti riconosciute, ci sono dei buchi di trapano, ci sono delle zanzare spiaccicate sopra, volevo metterci un quadro ma non ho avuto tempo. Quante persone ci avranno abitato prima di me, prima di te. E mentre siamo qui a ragionare di pareti stanno accadendo delle piccole rivoluzioni, ci verranno a chiamare e ci troveranno impreparati, correremo fuori da questa casa mentre tutti correranno fuori da tutte le case e saremo tutti ma proprio tutti insieme, ci troveremo in aree designate alla rivolta e circoscritte da una linea di vernice fucsia. Non ti dimenticare la bomboletta, la sciarpa da tenersi sul viso, lo zaino con le chiavi della bici attaccate. Non ti dimenticare la divisa. Che si veda che siamo disperati. Che si veda che siamo usciti di casa, che sono venuti a prenderci, che ci hanno tirato fuori, che sappiamo cosa facciamo e cosa vogliamo ma soprattutto chi siamo. Diamo almeno un senso a questo nostro camminare di fretta, diamogli una meta. Diamoci almeno l’opportunità di dire che ci abbiamo provato. Che sì, ci abbiamo provato davvero. Che non si dica che non ci abbiamo provato.



(acquarello di Michele Bernardi, dal video "Quando tornerai dall'estero" -Le Luci della Centrale Elettrica-)

lunedì 15 novembre 2010

Vieni via con me


e tutti insieme dicono, Hai superato la prova, era solo una prova, sai, tutto quanto, stavamo solo scherzando, la vita vera è molto meglio di così (Miranda July, Tu più di chiunque altro)


Vieni via con me è l'unica cosa che mi viene da dire in questo momento, l'unica parvenza di attesa sensata, l'unica proposta.

E domani posteremo su Facebook i video delle nostre canzoni preferite, dedicandocele in segreto. Ci confonderemo le idee ancora per molto. Porteremo il curriculum a qualche pizzeria e ci prometteremo di non lasciare nulla di intentato, ma intanto siamo già lontanissimi e presto accenderai il caminetto per riscaldare le spalle, le braccia, la nuca, la schiena di qualcuno che non vorrò conoscere e ci diremo piano, in gran segreto, che non si poteva far altro che questo. Far, diremo far senza la e finale e sul momento non ci farò caso ma quando tornerò a casa rimpiangerò quella e non detta e magari ti manderò un sms con scritto solo e.

Occuperemo i nostri pomeriggi sfogliando le offerte di lavoro mentre gli operai occuperanno le fabbriche e gli studenti le scuole e i cassieri i supermercati. Tutti che occupano tutto. Sarebbe così bello. Sarebbe bello anche tornare a dare del voi, a ricercare qualche forma di cortesia misurata, di candida ipocrisia. Ci vorrebbero le camicie da notte di cotone pesante, l'acqua di rose, i grammofoni. Bisognerebbe riscoprire il pudore, scrivere a mano, andare in bicicletta. Ballare dei lenti. Scoprire delle cose nuove, anche. Tipo i glicini, le bacche di ginepro. Così potremmo restare innamorati, senza dirselo mai. Intanto cerchiamo parcheggio il più possibile vicino a casa, gli ausiliari del traffico ci faranno la multa e non ci resterà altro che pagarla.

Non verrai via con me, non oggi almeno. E domani neanche, domani troveremo delle scuse diverse, saremo ancora più confusi e ancora più lontani, penseremo alle capitali di altre nazioni come a rifugi antiatomici e faremo progetti dettagliati sui nostri diversi futuri, le strade che ora si separano, gli oggetti che ci dimenticheremo di riprendere e tutte le parole che ci siamo dimenticati di appuntare. Ci renderemo conto di alcune cose banali come il dover prendere le chiavi prima di uscire. La necessità di mettere i fiori in un vaso più grande. Il rumore che facciamo entrando in casa. L'importanza che diamo alle promesse.

martedì 9 novembre 2010

Come essere svegli



Ci piaceva aprire i libri a caso e dare importanza alle parole ma siccome siamo soli -forse perché piove- faccio finta che sia uguale. Che le parole siano ancora necessarie. Che possiamo ancora inventare una maniera per non soccombere. Abitare vicino alle stazioni fa diventare nostalgici, credevo che avessimo ancora qualcosa da dirci invece ora preferiamo morire davanti alla soglia della portafinestra, ché dagli infissi vecchi entra il freddo e sappiamo che tanto congeleremo presto. Quando ci guardiamo da lontano cerchiamo una scusa per avvicinarci ma non ti posso chiedere l'accendino perché sai che non fumo.

La pelle in certi casi non serve a niente, non ripara dal freddo, non protegge dalle sentenze. Anzi. La pelle complica le cose, odora di fatica e racconta di tutte le cattive vicissitudini, di tutte le lacrime che sono evaporate dalle lenzuola e dagli asciugamani e dai fazzoletti di stoffa di un'altra epoca e dalle maniche delle felpe e anche dai sedili della macchina. E racconta di quando avevamo dentro così tanta rabbia che potevamo sradicare tutti gli alberi del bosco e così tanta tristezza che potevamo scavare delle buche fonde per seppellirceli dentro. Mi hai portato due buste colorate, delle lettere scritte a mano. Un dono innocente e spoglio come inchiostro e colla e pezzi di giornale. Forse la vergogna è ancora un sentimento umano. Ci siamo pensati di sicuro nello stesso istante e nello stesso istante ci siamo chiesti cos'è questo muro che ci chiude alla vista dei binari e delle scie chimiche e delle nuvole che non sappiamo più di che sostanza sono fatte e ci siamo chiesti, nello stesso istante, una spiegazione per questo disinnesco, per questo sonno, per questa resa. Senza appoggiare i piedi per terra ci siamo alzati dal letto e ci è sembrato che il pavimento non ci potesse sostenere, allora forse era venuto il momento di accorgersi che erano finite le sigarette.

Era finita la carta di giornale, l'inchiostro, le parole, che anche volendo non si sapeva più dove mettere le virgole. La grammatica è importante. Come accostare i colori. Come le luci in una stanza. Come essere svegli.