sabato 30 ottobre 2010

Prezzi modici



Bicchieri di vino rosso, birre piccole, birre medie, crostini con patè di olive, gambe accavallate, stivali di camoscio, scarpe consumate, facce ancora abbronzate, facce già bianche, un posacenere, i tuoi capelli bruciati dal sole. Cinque euro accartocciati nella tasca destra dei pantaloni. Cinque euro costano stasera questi nostri sorrisi reciproci, familiari, conosciuti. Cinque euro a testa per appoggiare le mani su un tavolino di formica e guardarci negli occhi senza parlare, vestiti come ci si veste un banale martedì sera d'ottobre, con il libeccio che cala e la strada ancora bagnata della pioggia di ieri. Nessun odore, nessunissimo odore. Il buio dura veramente poco, il silenzio non si percepisce quasi. Sette euro e mezzo tra l'indice e il pollice, un pezzo da cinque, una moneta da due e una da cinquanta. Sette euro e mezzo per stare due ore seduti accanto, gomito a gomito, senza il coraggio di cambiare posizione. Ogni tanto sospirare. Quattro euro e venti per un pacchetto di Lucky Strike. Dodici per un pieno di metano. Tre e sessanta di autostrada.

 -a me sono avanzati ottanta centesimi.
-a me due euro e trenta.
-ce la facciamo a comprare una moretti da 66 al bar della stazione.

I nostri vuoti incolmabili cerchiamo di riempirli così, a prezzi modici.

mercoledì 6 ottobre 2010

Forse siamo ancora in tempo

Finché non prenderanno coscienza non potranno ribellarsi, e finché non si saranno ribellati non potranno prendere coscienza. (Orwell,1984)




Non ci si può più permettere di andare a letto senza aver imparato una parola nuova, un nuovo concetto, una tecnica di sopravvivenza. Non si può più lasciare che siano gli altri a potare i cespugli di rose mentre camminiamo con le borse della spesa, bisogna prendere le cesoie e recidere i fiori appassiti, tagliare tutte le foglie secche, sradicare dai dintorni delle radici le erbe infestanti. Non si può più prescindere dalla cura. Non si può prescindere dalla bellezza. Mentre te ne parlo cammini con le mani in tasca e guardi il marciapiede, mi dici solo sono d'accordo.

sabato 2 ottobre 2010

Questo arrendersi


Credo dipenda dall'aria che respiriamo, che quando fa le libecciate ci facciamo l'aerosol di mercurio. Credo dipenda da come ci nutriamo, io che ti preparo una cenetta, noi che nella catena alimentare siamo quelli più fortunati perché non ci mangia nessuno e ci sembra di essere invincibili, immortali, di essere resistenti come i vetri antisfondamento, ma meno trasparenti. Credo dipenda dai colori, tutta la gamma dei grigi dei marroncini e dei verdolini, l'antracite dei parcheggi quando piove, i sedili dei regionali, gli sputi sui marciapiedi, i marciapiedi stretti, i marciapiedi con le mattonelline piccole quadrate, i marciapiedi lisci (il grigio è il colore complementare di se stesso) Credo dipenda dalla luce, dai neon, dalle insegne dei parrucchieri che non vanno mai in pensione, dai fari delle macchine che vanno piano, dai lampioni della 206, dalle luci delle gallerie che ogni volta che ci passo mi sembra di rivivere una vita precedente, prendere un acido e vedere queste luci della galleria che diventano stelle comete, i lumini dei cimiteri, i luna park. Credo dipenda dalle panchine, dal cromo esavalente, dai contenitori per la raccolta delle pile scariche che non si trovano più, dall'assessorato alle politiche giovanili, dai gingle inventati da qualche neolaureato psicologo del lavoro, dalle vetrine di Gucci, dalle feste di Cavalli. Però c'è un bene che mi sembra di averti voluto e poi la sensazione di essere ancora in tempo e soprattutto la voglia che avrei di ricevere in dono una foglia quando torni a casa e parcheggi un po' più lontano. E mentre cammini dalla macchina al portone pensando ai leghisti e alle ruote consumate delle biciclette vecchie usate degli studenti vedi questa foglia e pensi a me e pensi che sarebbe bello regalarmela e la prendi e me la regali per davvero. Credo dipenda dai gesti piccoli che non si fanno questo piegarsi sempre in avanti, questo arrendersi.