venerdì 6 aprile 2012

C'era una volta

C'era una volta una schiena. Una schiena diritta, il caffellatte con le fette biscottate, il giornale di oggi e quello di ieri. C'erano le otto di mattina e le quattro del pomeriggio e speriamo che oggi non piova. Un certo spessore, un peso, la lentezza, una lentezza estrema. I passi misurati, le soste. C'erano i maglioni di cashmeare, i pantaloni con la riga stirata perfetta, i fucili nella fuciliera, le scarpe nella scarpiera, il sapone sul lavandino, il tovagliolo di stoffa e quelli di carta. C'erano loro due insieme. C'erano le loro voci arrabbiate, incerte, severe, rassicuranti, interrogative, deluse, comprensive. C'erano le loro voci in tempo di guerra e in tempo di pace. Le loro voci c'erano. Ora, solo un grande silenzio.

giovedì 5 aprile 2012

A causa della gioia














che tristezza
tu ed io
e nient'altro
che tristezza


Non li ho sentiti entrare perchè ascoltavo Mother dei Pink Floyd a tutto volume. E chissà se è un caso che dalla finestra semiaperta vedevo la luce diventare ombra per un momento. Mi tolgo le cuffie e non mi danno il tempo di spengere il fornello, di richiudere il barattolo del caffè. I pomeriggi semplicemente accadono, anche se non fai nulla, anche se non dormi, non parli, non telefoni a nessuno. Le sere entrano dalla finestra e portano ancora l'odore dei glicini che sono lontani parecchi chilometri.

cercando dio tra le gambe
di un tavolo


Senza occhiali ormai non vedo più niente. Ti leggo su questo libro con le pagine un po' ingiallite e mi commuove anche la dimensione dei caratteri, le parole balsamiche, le parole lenitive, le parole annodate, affilate, tagliate e cucite con mano paziente e precisa. C'è scritto anche una volta cuore e c'è un errore di stampa, ma è un errore non tuo. Un errore di qualcun altro. Non tuo.

dimmi
tu non hai paura della morte
quando ti lavi i denti


E mi parli di me con parole tue, di quando mi sembra di cadere nell'abisso e accarezzo la sedia e i vestiti e poi mi trovo su un'altra stella ma ho ancora la mia sedia. Mi parli delle mie notti e dei miei amori inconfessabili, di starnutire e fumare una sigaretta e piangere di gioia. Ora sento i rumori veri, i rumori della realtà. I loro passi, le campane lontane, le rondini che non sanno nulla di noi, i vostri respiri, la sua voce acutissima. E non me l'aspettavo, davvero, non me l'aspettavo.

e io che corro corro corro

I pomeriggi accadono, come accadono gli incidenti, le primavere e le rivoluzioni. E noi che vorremmo fare qualcosa e invece aspettiamo e aspettiamo e non ammetteremo mai che forse non ci crediamo più. Questo letto che cigola non lo sopporto più, questo soffitto bianchissimo che diventa grigio mentre fuori diventa buio. Le macchine della polizia una dietro l'altra con le sirene e i lampeggianti e poi anche un camioncino e un poliziotto in borghese.

fa' sì che non pianga mai
fa' sì che non muoia mai
fa' sì che si diffonda il tuo sorriso


E dove siete tutti, che dalla finestra non vedo altro che il tetto di un autobus che si allontana e non ho ancora capito se è l'ora dell'alba o del tramonto, sento solo il cielo arancione e le guance schiacciate contro le pareti fredde e le mani piegate dietro la schiena e penso solo -non mi farò spezzare tutte le ossa una ad una. Ma se non fosse per questi scricchiolii, ora ci sarebbe un bellissimo silenzio.



poichè a nessuno viene in mente
che fumare una sigaretta
starnutire sorridere
o piangere in mezzo ai fiori
sia soltanto a causa della gioia




corsivo di J.E.Eielson