martedì 22 marzo 2011

Dalle mie parti è sempre inverno

Ci è toccato di vivere questo tempo, di camminare questi marciapiedi, abitare queste stanze dalle pareti bianchissime. Ci è toccato di stare seduti su sedie di legno duro, di scrivere senza inchiostro, di seguire la catastrofe in diretta dalla poltrona del salotto e chissà perchè viaggiano e dove vanno quelli che viaggiano di notte. Noi preferiamo sentirli passare i treni, attraversare i binari a corsa pensando a quella scena di un film dove a lei rimane un tacco incastrato nelle rotaie. E ora ci tocca di vedere questi corpi e queste case, queste distese di terra secca e queste bandiere, questi cieli illuminati sempre (rivogliamo il buio). Ci è toccato di essere noi gli assassini, di usare gli alberi e tutte le altre vite per scrivere due righe d'amore, per lasciare le multe sotto i tergicristallo, per pulirsi gli angoli della bocca, le mani, il culo. Ci è toccato di assistere ai massacri e al Festival di Sanremo. E ora ci tocca di imparare a camminare, andare a piedi, avere freddo. Ci tocca di prendere in mano le zappe e i secchi e l'annaffiatoio. Ci tocca di sporcarsi le mani, le scarpe. Ci tocca di infilare le unghie nella terra.


Ora la notte non dormo e penso alle tue ossa, all'odore di quella poca carne che c'era rimasta appiccicata e all'odore che è rimasto in macchina mia. -Non lo sapevo che le ossa fossero rifiuti speciali. Ora la notte penso all'equinozio di primavera, al giorno che dura un minuto più della notte e poi un'ora e poi l'estate e poi le foglie morte un'altra volta, che tanto dalle mie parti è sempre inverno. La notte non dormo più e penso alle parole che aprono le voragini nei cuori e non è giusto, non è giusto che qualcosa si possa dire così bene, con quell'essere così composti e così micidiali. Così esatti. La notte ormai non è più per dormire, è per dire agli spigoli la fatica e la pazienza. Per riflettere sul da farsi. Per ridere piano. Per fare la lista della spesa.





Allora tu sei la mia lezione più grande
l'insegnamento supremo.
Esiste solo l'uno, solo l'uno esiste
l'uno solamente, senza il due.

Mariangela Gualtieri

mercoledì 2 marzo 2011

Frutti

Con i piedi nella terra e le mani verso il cielo per illuderci di essere piante e non dover pagare l’imu, avere la partita iva, il telepass, la disoccupazione a requisiti ridotti. Con la faccia all’insù e la bocca aperta per qualche goccia di pioggia, qualche raggio di sole. La terra è fredda, sotto. E ruvida. E umida. Ma a volte anche dura e secca, come i marciapiedi. Il cielo ci guarda sempre, di giorno e poi di notte e poi di giorno e qualche volta le stelle non si vedono, ma ci sono di sicuro. Le stagioni prima o poi arrivano tutte, una alla volta: dopo l'inverno sempre la primavera. E a chi mi chiede un’albicocca io rispondo: -non posso dartela, sono un mandorlo.