
Questa non è una lettera d'amore. Questa non è neanche una lettera. In realtà questa non potrebbe essere nient'altro che una lettera d'amore. D'amore e di piccoli accorgimenti, tipo tappare la bottiglietta del disinfettante sennò evapora. Di lettere d'amore non abbiamo bisogno, ci diciamo, perché siamo troppo intelligenti, il disincanto, il cinismo, l'amore è un'illusione e altre constatazioni molto utili. Gli alberi sono molto più intelligenti di noi. Non parlano non si sorridono cortesemente e non guardano il telegiornale. Non s'innamorano non investono soldi in piccole imprese artigianali e industriali, non piangono. Gli alberi si preoccupano di solcare il cemento con le loro radici prima che il cemento li soffochi definitivamente. Fanno ombra alle macchine e non hanno paura dei vigili urbani. Credo che stiano bene anche da soli. E soprattutto non si spostano. Non scappano. Non sfuggono. Non si sottraggono. Gli alberi sono anche infinitamente più belli di noi. Anche solo per il semplice fatto che non hanno gli occhi. Gli alberi non scrivono lettere d'amore, gli alberi diventano lettere d'amore. Per questo crediamo di non averne bisogno. Poi ci fermiamo al semaforo e con lo sguardo perso nel vuoto ci accorgiamo che non c'è rimasto più niente di nostro. Ci hanno tolto tutto in cambio di tutto senza nemmeno chiederci quale tutto preferivamo. Tanto tempo fa credevo che le parole avessero un vero significato. Che esistesse qualcosa oltre le convenzioni. Ho creduto che i sofficini findus fossero davvero migliori di quelli coop, non fosse altro per il fatto che costavano il doppio. Ho creduto di essere immensamente fortunata. E ingrata. Poi ho guardato l'erba. E l'asfalto. I glicini e le tettoie di ferro battuto. Le aiuole le rotatorie e il verde urbano (il verde urbano dice molto della nostra capacità di autoconsolazione) ho guardato le reti le recinzioni le transenne le staccionate di legno bianco le ringhiere i muri i muretti e tutti i tipi di confine. Ho guardato i cavi dell'alta tensione e i parcheggi per le roulotte, i bar sul lungomare, i videocitofoni. Ho guardato i divieti di sosta carico e scarico rimozione forzata. Il simbolino del carro attrezzi, a scanso di equivoci. E ho pensato: e se dio esistesse?
Ciao ci siamo conosciuti a CastellinaMarittima al festival, ti rinnovo l'indirizzo del mio blog di cui ahimè ho perso la password.
RispondiEliminawww.traumfabrick.splinder.com.
Sennò ho molti dei miei scritti su Facebook cerca:"matteo Gallo",ciao e ancora tanti complimenti gran scrittura la tua veramente.
Matteo