
Vi ho creato per essere soli. Siete fatti per camminare a testa bassa sul ciglio della strada mentre le macchine vi passano accanto. Vi ho fatto soli, che nessuno si potesse accorgere di voi. Siete fatti per parlare con gli spigoli dei muri e con le piante e con le piastrelle della doccia e con gli amici immaginari. Vi ho concepito soli, che nessuno avesse voglia o tempo di abbracciarvi. Siete fatti per portare zaini pesanti e prendere treni regionali, per sentire il rumore dell’asfalto che si rompe mentre un fiore si fa un varco. Siete fatti per i menu business, per le monoporzioni. Vi ho voluto soli, incapaci di chiedere, incapaci di concedere. Siete fatti per leggere il giornale e ascoltare l’autoradio, per scegliervi un deodorante e fare scritte sui muri. Siete fatti per l’autodistruzione/l’autoironia/gli autoabbronzanti/l’autocontrollo/l’autostima/gli autoritratti. Vi ho progettato soli, lontanissimi, chiusi. Vi volevo così, delimitati, impermeabili, ipovedenti. Vi immaginavo così, innamorati, bisognosi, bugiardi, indifferenti, razzisti, impauriti, impauribili. Siete fatti per provare fastidio, insofferenza -siete fatti per i tornei di scherma, per le gare di sci- siete fatti per la pesca subacquea. Avete una predilezione inspiegabile per la distanza. Vi piacciono i disinfettanti e i cerotti, vi piacciono l’amuchina, gli antibatterici, le salviettine, i guanti per toccare la frutta. Vi ho voluto soli, incapaci di contaminazione, mancanti di cura ma pieni di giustificazioni. Assolutamente separati. Vi ho creato per essere acquirenti/assicurati/abbonati/clienti/contribuenti/elettori. Vi ho creato per essere soli. Tutto il resto è un regalo.