martedì 13 luglio 2010

Tutto il resto è un regalo.


Vi ho creato per essere soli. Siete fatti per camminare a testa bassa sul ciglio della strada mentre le macchine vi passano accanto. Vi ho fatto soli, che nessuno si potesse accorgere di voi. Siete fatti per parlare con gli spigoli dei muri e con le piante e con le piastrelle della doccia e con gli amici immaginari. Vi ho concepito soli, che nessuno avesse voglia o tempo di abbracciarvi. Siete fatti per portare zaini pesanti e prendere treni regionali, per sentire il rumore dell’asfalto che si rompe mentre un fiore si fa un varco. Siete fatti per i menu business, per le monoporzioni. Vi ho voluto soli, incapaci di chiedere, incapaci di concedere. Siete fatti per leggere il giornale e ascoltare l’autoradio, per scegliervi un deodorante e fare scritte sui muri. Siete fatti per l’autodistruzione/l’autoironia/gli autoabbronzanti/l’autocontrollo/l’autostima/gli autoritratti. Vi ho progettato soli, lontanissimi, chiusi. Vi volevo così, delimitati, impermeabili, ipovedenti. Vi immaginavo così, innamorati, bisognosi, bugiardi, indifferenti, razzisti, impauriti, impauribili. Siete fatti per provare fastidio, insofferenza -siete fatti per i tornei di scherma, per le gare di sci- siete fatti per la pesca subacquea. Avete una predilezione inspiegabile per la distanza. Vi piacciono i disinfettanti e i cerotti, vi piacciono l’amuchina, gli antibatterici, le salviettine, i guanti per toccare la frutta. Vi ho voluto soli, incapaci di contaminazione, mancanti di cura ma pieni di giustificazioni. Assolutamente separati. Vi ho creato per essere acquirenti/assicurati/abbonati/clienti/contribuenti/elettori. Vi ho creato per essere soli. Tutto il resto è un regalo.

lunedì 5 luglio 2010

D'amore o di solitudine.


Preferiresti essere lasciato solo sotto il sole di mezzogiorno in piazza del Duomo a Firenze o sotto una pioggia snervante di fine inverno in un parcheggio della periferia di Ferrara? Preferiresti dover percorrere una lunga galleria in macchina o tanti piccoli tunnel in treno? Preferisci l'aria condizionata o i finestrini aperti? Vorresti morire d'amore o di solitudine? Ti ho chiesto se ti piacciono le castagne arrosto e lo so che a luglio è difficile rispondere. Ti ho chiesto se le nigeriane che ballano sulla statale 206 ti mettono allegria e lo so che ti sembra una domanda da non farsi. Ti vorrei anche chiedere come ti senti ora in questo preciso istante ma temo che non mi daresti una risposta convincente. Andiamo a mangiare un gelato, passeggiamo un po' in questa serata fin troppo estiva, parliamo di cose facili, parliamo di cose piccole, non stanchiamoci. Camminiamo piano, parliamo sotto voce, facciamo delle piccole risate, diciamoci solo cose superflue. Non leggiamo le insegne dei negozi, i cartelloni pubblicitari, i volantini, gli annunci, le targhe delle macchine, le scritte sui muri, i necrologi, non leggiamo nulla, non sforziamoci. Camminiamo piano come se fossimo in un universo parallelo, senza case, giardinetti, bollette, uffici postali, tabacchini. Camminiamo a caso, percorriamo i sensi unici all'incontrario e senza avere paura. Andiamo via da qui. Ma non lontanissimo. Aspettiamo l'alba, scommettiamo sul punto esatto in cui spunterà il sole, togliamoci la maglietta a maniche lunghe quando inizia a fare caldo, andiamo a letto e non svegliamoci finché non abbiamo fame. Cosa vorresti ora? Ora in questo preciso istante. Preferiresti un abbraccio o un frullato alla fragola con ghiaccio tritato? Preferiresti che cadesse il governo o una pioggia fresca? Dove vorresti morire? Come vorresti morire? Vorresti morire d'amore o di solitudine?