M. Gualtieri

Le rose mi fanno paura, le prendi in mano e tutti i petali cadono in un colpo solo. Ti resta in mano questa specie di mozzicone di fiore, triste. Un secondo fa era qualcosa di quasi ancora profumato. Era. Per questo le rose non vanno prese in mano, vanno solo guardate, godute finché ci sono. Quando sono vive, ma già in agonia. Quando sono rose, ma già ricordi. Solo al presente si possono guardare le rose. Solo al presente si cammina, si canta, si fa. I fiori appassiscono, i panni stingono, i cd si rigano. Le batterie si scaricano, l'inchiostro delle penne si esaurisce, la benzina finisce. Finisce il caffè, la carta igienica, finiscono le sigarette. Siamo questione di tempo.
(Le rose mi fanno paura).
Le candele si consumano, le pagine dei libri ingialliscono, le facce invecchiano, i capelli diventano grigi (che belli, i capelli grigi). Il mare leviga i pezzi di vetro, le radici dei pini spaccano l'asfalto, l'erba cresce fra le mattonelle del pavimento dell'asilo, non lo so se è vero, ma io ho sempre voluto immaginare questa cosa. L'erba che da lì, dalle mattonelle dell'asilo, infesta tutto. Tutto che viene ricoperto d'erba e gli alberi crescono dentro alle case. Tutto cambia, potrebbe succedere anche questo, credo. Invece no, la gravità farà il suo dovere, ci renderà belli di rughe e seni cadenti, ma l'erba non ce la può fare. L'erba viene sempre tenuta sotto controllo, tagliata, fermata. Le siepi potate, i rami tagliati, i prati tosati, come le pecore. Giardinetti fioriti e discariche a cielo aperto. E quanto ci vorrà a smaltire i filtri delle sigarette buttati nell'erba con nonchalance, quanto ci vorrà a smaltire i milioni di cazzate che dice Emilio Fede, quanto cazzo ci vorrà a smaltire i gingle delle pubblicità degli anni 80, e degli anni 90...e di tutti gli anni fino a oggi. E chissà cosa scriverebbe John se fosse vivo oggi, cosa canterebbe, dove farebbe la spesa. E che faccia avrebbero Jim Morrison e Kurt Cobain, e come si vestirebbero, chi avrebbero votato. Cerchiamo di fermare il tempo registrando le canzoni e imbiancando le pareti, tingendoci i capelli e rifacendo i marciapiedi, indossando le magliette del Che e dei Beatles, mettendo fiori freschi ai semafori e i conservanti nelle merendine. Ma il libeccio incurverà i tronchi dei pini, perderemo dei libri e delle fotografie, ci dimenticheremo dei compleanni e dei numeri di telefono, ci dimenticheremo anche i nomi di persone a cui abbiamo voluto bene. E il petrolio finirà, le coste verranno erose, le suole delle Converse si consumeranno molto prima.
Siamo questione di tempo, come i fiori.

( Però sarebbe bello che le foreste restassero foreste, che il mare restasse mare. )