martedì 30 marzo 2010

La prima frase verrà da sola

“Fatevi portare di che scrivere, dopo esservi sistemato nel luogo che vi sembra più favorevole alla concentrazione del vostro spirito in sé stesso. Ponetevi nello stato più passivo, o ricettivo, che potete [...] Scrivete rapidamente senza un soggetto prestabilito, tanto in fretta da non trattenervi, da non avere la tentazione di rileggere. La prima frase verrà da sola”
Andrè Breton (Manifesto del surrealismo)
La prima frase verrà da sola e probabilmente non sarà abbastanza violenta. La seconda frase non le correrà in aiuto. Dalla terza in poi possiamo cominciare ad incazzarci un po' perché il cielo è grigio pesante e la mia maglietta è made in Bangladesh, perché ti vengono le mestruazioni quando meno te l'aspetti e anche su Controradio ci sono le pubblicità, ma progresso. Vengo a sapere da Facebook che Ale Bi è parecchio arrabbiato, che Andrea Verdura è ora single, che in un ostello di Aveiro c'è una festa domani sera e mi hanno invitata, che Mara Carfagna ha 25.400 fan. No dai, come sempre mi dico, va tutto bene -in fondo- in fondo è solo il giorno dopo del giorno in cui la Lega (-perché lo scrivi con la lettera maiuscola? -Perché è un nome proprio. -Ah, è vero) in cui la Lega fa il pieno storico di voti, in cui la Polverini vince nel Lazio, è solo un giorno dopo come tanti altri. Un giorno perfetto per non uscire a vedere cosa succederebbe se. Un giorno perfetto per restare a gambe incrociate con il Mac sotto le dita e la coperta Ikea sotto il culo, con le Clarks in fondo al letto che quando vai a fare la spesa alla Coop ti puoi sentire in una canzone di Giorgio Gaber, con dieci libri iniziati e mai finiti sul comodino, Erri De Luca, Pessoa, Orwell in tutte le lingue, Zamjatin perché un russo ci vuole, Alvaro per sentirsi un po' d'élite, Gurdjieff che comunque ci fai sempre la tua porca figura. Misurarsi con la propria ignoranza ed autoassolversi. Avere voglia di vergognarsi di meno. Essersi dimenticati di avere un corpo. Pensare e non agire. Avere anche poca voglia di pensare. E comunque da casa.

Cosa pensi mentre un soldato americano arrivato ieri dall'Iraq ti offre una birra e poi un'altra e un'altra ancora in un ristorante persiano di Firenze mentre sai che se fosse morto avresti pensato -gli sta bene cazzo, uno meno, cazzo- e sei lì con queste birre che vuole pagare lui a tutti i costi, perché è una noche buena, perché è in vacanza, perché vuole cambiare lavoro? Non è morto, è vivo, sta ad un tavolino e parla spagnolo. Si dice tutti delle cazzate, eeeeh. Birra, ridere, gli americani in Iraq. Un brindisi, offre lui, Guantanamo. Non è morto, è vivo, sta ad un tavolino e parla spagnolo.
Banksy Pictures, Images and Photos

mercoledì 24 marzo 2010

Lavori in corso

Appunti per un funerale uscirà, concretamente, verso la metà di aprile. In un giorno tiepido in cui usciranno anche dei fiori, delle api, della gente. E mentre ci penso mi viene voglia di fumare una sigaretta anche se ne ho appena spenta una e di solito la mattina non fumo e penso alle parole scritte sulla carta, che te le puoi portare dietro e leggerle in treno, mentre fai la fila in segreteria, in bagno, alla posta o sulla panchina di un parco con l'erba tagliata male, i giochini con le svastiche disegnate e qualche uccellino ancora vivo.
Banksy Pictures, Images and Photos

domenica 21 marzo 2010

QUESTO TENTATIVO QUASI RIUSCITO

Da quando è iniziato il viaggio nella direzione opposta ho visto morire la maggior parte delle cose che mi avevano addestrato a ritenere indiscutibili. Ho visto morire il senso, la grammatica, la consequenzialità degli eventi. Ma non soltanto. Ho visto morire l'illusione, l'innocenza, il pudore. Ho visto morire tanta gente anche, morire di fame, di fatica, di freddo ma spesso anche di noia. Ho visto morire la voglia di resistere e soprattutto la dignità. Sono morti effettive, definitive, inevitabili. Di alcune ho pianto, per altre ho goduto (senza bisogno di puntualizzare). Questi appunti in qualche modo c'entrano con quelle morti. Sono appunti scritti senza inchiostro, senza penna, senza quaderno e a volte anche senza punteggiatura. Scritti con il portatile in una camera d’albergo, su un divano di pelle, in treno, in bagno, sul letto, a Firenze, a Ferrara, al bar. Normalmente di fretta e quasi sempre col groppo alla gola. Appunti per un funerale è la parte vulnerabile di me.
Ogni riferimento a cose fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale.